Le riflessioni in questo periodo sono inevitabili e quanto mai necessarie. Le mie si sono concentrate sul valore dell’isolamento, quella solitudine a cui Walter Bonatti dava un valore grandissimo, perché acutizza la sensibilità e amplifica le emozioni.
La solitudine inoltre ci mette di fronte a una dimensione divenuta ormai rara, quasi sconosciuta all’uomo moderno. Infatti oggi più che mai l’uomo ha paura di affrontarsi nella solitudine, teme quasi di doversi riconoscere, di doversi riconquistare.
Quella paura di affrontarsi che lui denunciava 50 anni fa oggi è divenuta la “normalità”, perduti come siamo in una bulimia di mezzi e anoressia di fini!
La “semplice” raccomandazione di stare a casa è stata vissuta generalmente (per chi una casa ce l’ha!?) come una violenza che male si concilia con il concetto di protezione, copertura che si è sempre associato al termine casa inteso come “luogo sicuro”, perché?
Vero è che l’imposizione può essere vissuta male a prescindere dall’oggetto dell’imposizione stessa ma la mancanza di obiettività di questo periodo in cui è prevalsa, come ormai avviene da tempo, la visione manichea del tutto o nulla, del con me o contro di me, del ”non è nulla” o del “moriremo tutti”, mancando per di più una coerenza comunicativa e gestionale, ha fatto crescere i livelli di ansia e di paura senza però identificare un nemico tangibile.