Oltrepassare il confine e ritornare per condividere

L’esclusiva opportunità di essere all’interno della vasca di Floating è quella di “essere nell’ignoto”. E’ probabilmente anche l'esperienza esistenziale più scomoda per la mente umana dei nostri giorni in quanto vogliamo costantemente sapere tutto, vogliamo cercare di controllare tutto e anche se le cose si muovono sempre più velocemente intorno a noi, sempre più al di fuori del nostro controllo e noi cerchiamo costantemente di controllarle correndo invasati insieme agli altri nostri simili fino al punto in cui nemmeno ci ricordiamo perché stiamo correndo: ma dato che tutti gli altri corrono, ci sentiamo obbligati a correre anche noi nell’illusione di mantenere tutto sotto controllo e non sentirsi inutili!

Il rallentare è tutt’altro che un processo passivo: la meditazione è un processo attivo, fare floating è un processo attivo per tutti. Diventa passivo una volta che cominciamo a lavorare con la mente e scendiamo sempre più in profondità e possiamo lasciarci andare e ci lasciamo andare tornando al “vuoto” al nulla. Ci si sente come se si stesse arrivando fino al confine estremo del propri livelli conosciuti di realtà e sicurezza chiedendosi se si abbia o meno la volontà di andare oltre, vivere un’esperienza straordinaria e vivere per poterla raccontare. E’ un po la versione abbreviata della definizione dello sciamano di Terence McKenna: “lo sciamano si spinge al bordo estremo del conosciuto indipendentemente dalla sua visione del mondo e del tempo, va verso l’estremo confine della realtà conosciuta, oltrepassa il confine, fa la sua esperienza, ritorna e condivide con tutti gli altri quello che ha vissuto”

Sì, la vasca di floating è un ottimo posto per fare tutto questo qualunque sia il nostro bagaglio di conoscenze, credenze ed obiettivi. L’importante è riuscire ad avere il coraggio di andare oltre il semplice lasciarsi andare, oltre la sensazione di perdita di controllo del corpo, dello spazio e del tempo, oltre la tentazione di ritornare verso il conosciuto e oltrepassare il confine… allora come dice Jeff Bridges: “all kind of stuff happens man!”

Una sola applicazione non è sicuramente nulla di che, perché non si ha il tempo e l’esperienza di riuscire nemmeno ad avvicinarsi al confine, 3 volte sono il minimo per intuire le possibilità, 5 volte sono necessarie per riuscire ad oltrepassare il confine, oltre le 8 per le prime esperienze psichedeliche significative che diventano poi quasi un irrinunciabile viaggio dentro se stessi e oltre, nell’universo infinito che è dentro di noi.

Risorse Collegate,

https://www.youtube.com/watch?v=GzzTyt64_Sc

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