L’IMPORTANZA DELLA PREPARAZIONE
Credit to: Niccolò Capasso Creative Director
Ehi ciao, come stai? È da tanto che non ci sentiamo…
Qualche giorno fa ho provato la vasca di deprivazione sensoriale!
Ti ricordi che ne avevamo parlato?
Ciao, quanto tempo! Come stai? Sì, mi ricordo. Com’è stata l’esperienza?
È stata un’esperienza molto piacevole! Un po’ diversa dalle mie aspettative, ma penso che replicherò sicuramente. Ha davvero molto potenziale.
Tutto qua? Dai…
Raccontami un pò di più.
Quale effetto ha avuto sul tuo corpo? E sulla tua mente?
È stato solamente rilassante o hai provato qualcosa in più?
No, non è stata solamente un’esperienza rilassante.
Di sicuro ricordi che medito regolarmente, quindi non ho avuto grande difficoltà a rimanere in uno stato di osservazione silenziosa: ho osservato e percepito ciò che stava accadendo. A differenza della meditazione, però, ho percepito che questa esperienza mi ha portato subito in uno stato alterato di coscienza, e la fase di preparazione è stata estremamente breve.
Estremamente breve però è stata anche l’esperienza complessiva; quando è finita la seduta ho infatti subito pensato che ci fosse stato un errore: le luci nella vasca si erano accese nuovamente solo pochi minuti dopo la mia entrata. Avrei detto che fossero trascorsi 10, al massimo 15 minuti, certo non i 60 promessi.
Sono uscito dalla vasca abbastanza deluso, ripetendomi che avrei avuto necessità di almeno 2 o 3 ore per raggiungere uno stato di coscienza che mi permettesse di avere delle esperienze forti, di vedere qualcosa, di iniziare a “viaggiare”.
Importante è stata la riflessione che ne è seguita; importante è stata la prima persona con cui ho parlato dopo l’esperienza: mi viene infatti detto che il periodo in cui sono stato dentro la vasca è stato effettivamente di 60 minuti.
Com’è possibile? Ho davvero perso la concezione del tempo in maniera così netta?
La risposta è sì.
Sono caduto in uno stato di trance: la mia condizione psichica si è alterata notevolmente, così come si è alterata la mia percezione del tempo.
Quali erano le tue aspettative? Cosa pensavi che sarebbe successo?
Non so se ti è mai successo. Se provi ad osservare ciò che accade quando ti addormenti, senza muoverti, puoi osservare l’alternarsi delle diverse fasi del sonno. Basta poco, circa trenta minuti, per ritrovarsi nella cosiddetta fase non-Rem 3, dove le cose si fanno alquanto bizzarre. La percezione del tuo corpo si annullerà gradualmente e, sotto l’occhio vigile della tua sola coscienza, ti sembrerà di galleggiare nel vuoto. La coscienza, naturalmente,
non si troverà nello stato in cui siamo normalmente abituati ad intenderla, ma subirà un’alterazione significativa. Nel buddismo tibetano questo stato viene chiamato “chiara luce”: paragonabile ad un’epifania, un momento in cui tutto sembra chiaro.
Nella vasca di deprivazione sensoriale ho immaginato che potesse avvenire la stessa cosa: percezioni corporee azzerate e mente in uno stato di “chiara luce”. Essendo poi lo stato di deprivazione sensoriale indotto dalla vasca, pensavo che mi sarei potuto spingere oltre lo stato di “chiara luce”, e quindi scoprire cosa ci fosse dopo questo stato rivelatore.
Queste erano le mie aspettative, cosa pensavo sarebbe avvenuto nella vasca.
E quindi? Come giudicheresti questa tua prima esperienza? Hai imparato qualcosa?
Si, ho decisamente imparato qualcosa! La diversa percezione del tempo mi ha fatto capire che lo stato di coscienza di cui ho fatto esperienza si chiama “trance”.
Ti ricordi che qualche anno fa ti raccontavo come non mi sentissi pronto ad entrare in vasca? Bene, finalmente mi sentivo pronto: pronto ad accettare qualunque cosa fosse accaduta, pronto a non avere timore.
Adesso però ho capito che è anche necessario un altro livello di preparazione: lo stato di trance permette infatti di vedere, ricordare e connettersi con varie cose, ma questo non succede automaticamente come pensavo.
È necessario preparare il “viaggio” ed avere un obbiettivo, un’idea di cosa si voglia scoprire, altrimenti ti ritroverai in questo stato di nulla, in cui il tempo e lo spazio sembrano inesistenti.
La preparazione è dunque la chiave del viaggio.
La preparazione apre la porta verso un’altra dimensione; sarà poi necessaria la giusta dose di flessibilità per accettare cosa si mostra dietro questa porta, per muoversi in piena libertà.
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